Chi c’è dietro Selk’nam Cycles
Selk’nam Cycles è più di un semplice brand di biciclette: è una celebrazione dell’artigianato, della resistenza e della passione per l’avventura su due ruote. Alla guida di questa visione c’è Marco, il fondatore e CEO, che ha trasformato il titanio in una vera e propria firma di eccellenza. In questa intervista esclusiva, Marco ci racconta il percorso che ha portato alla nascita di Selk’nam, l’ispirazione dietro ogni dettaglio delle sue biciclette, e perché crede che il futuro del ciclismo passi attraverso l’innovazione e il rispetto per le tradizioni. Scopriamo insieme i segreti e le ambizioni dietro uno dei marchi più affascinanti nel mondo del bikepacking.
Perché Selk’nam? Cosa rappresenta il logo e la grafia scritta del brand che vediamo inciso a laser sulle bici Selk’nam?
Selk’nam è un nome che porta con sé una storia ricca di significato e connessione con le radici di una popolazione straordinaria. Ho scelto il nome in onore degli antichi Selk’nam, un popolo che abitava la Terra del Fuoco, all’estremo sud del continente americano. La loro storia, purtroppo, è una delle tante di estinzione e ingiustizie, ma il loro spirito indomito, la loro connessione profonda con la natura e il territorio mi hanno affascinato a tal punto da volerli onorare attraverso il brand.
Il logo di Selk’nam Cycles è una fusione tra gli elementi alchemici della Terra e del Fuoco, simboli che richiamano direttamente la geografia della Terra del Fuoco e la sua selvaggia potenza naturale. Il triangolo con la punta verso il basso rappresenta la Terra, mentre il triangolo con la punta verso l’alto simboleggia il Fuoco. Questi due simboli sono stati uniti per creare una sintesi visiva che riflette la forza della natura e l’essenza di ciò che il brand vuole comunicare.
Inoltre, il design del logo è stato arricchito con un richiamo all’iconografia Selk’nam, ispirato alla maschera dello spirito Ulen, una figura di grande importanza culturale per questo popolo. La maschera, caratterizzata da linee orizzontali e verticali bianche su sfondo rosso, è stata reinterpretata graficamente per dare un senso di movimento e fluidità al logo, mantenendo però intatta la sua forza simbolica.
Anche la grafia del nome Selk’nam non è casuale. Ho voluto che il lettering richiamasse l’arte e la cultura del popolo Selk’nam, con linee, punti e segmenti che rimandano direttamente alle loro maschere rituali utilizzate nelle celebrazioni del rito di iniziazione Hain. Il tutto inciso a laser su ogni bicicletta, per ricordare che queste bici non sono solo un mezzo di trasporto, ma una connessione con la storia e il territorio.
Qual è stata l’ispirazione dietro la realizzazione della Xalpen?
L’ispirazione per la Xalpen è nata in un momento in cui pedalare era diventato un disagio fisico più che un piacere. Ero solito utilizzare una bicicletta che, a causa della sua geometria, mi costringeva a una posizione troppo distesa, causando dolori alla schiena e affaticamento muscolare. Avrei potuto semplicemente acquistare una nuova bici, ma le difficoltà nel reperire il modello adatto nel periodo post-pandemia mi hanno spinto a pensare in modo diverso, creativo.
Ho iniziato a immaginare una bici che fosse comoda prima di tutto, ma che avesse anche qualcosa di unico, che rispecchiasse le mie necessità e le mie esperienze. È stato durante un viaggio all’Eurobike Expo di Francoforte che ho avuto una vera e propria folgorazione: ho notato come alcuni mercati, in particolare quello tedesco e olandese, stessero esplorando tecnologie che in Italia erano ancora poco conosciute, come la trasmissione Rohloff accoppiata a una cinghia Gates. Questo tipo di soluzione mi sembrava perfetta per il cicloturismo e l’avventura, soprattutto per la sua manutenzione ridotta e la sua incredibile durata.
Da qui è nata l’idea di creare una bicicletta che potesse accompagnare i ciclisti più esigenti in lunghi viaggi su terreni misti, garantendo comfort e prestazioni. La Xalpen non è solo una bici; è il risultato di anni di riflessioni e della voglia di proporre qualcosa di diverso, capace di far scoprire ai ciclisti italiani tecnologie già ben collaudate all’estero.
Perché il titanio?
La scelta del titanio è stata quasi obbligata dopo aver deciso di dotare la bici di una trasmissione Rohloff e di una cinghia Gates, entrambe conosciute per la loro durata e bassa manutenzione. Un telaio in titanio completa perfettamente questo set-up grazie alla sua resistenza agli agenti atmosferici, alla sua leggerezza e alla capacità di assorbire le vibrazioni del terreno.
Il titanio è noto per essere un materiale praticamente eterno, grazie alla sua eccezionale resistenza alla corrosione. A differenza dell’acciaio, non si ossida facilmente, il che lo rende ideale per un telaio che può essere esposto a pioggia, fango e polvere senza subire danni. Un’altra caratteristica fondamentale è il rapporto resistenza-peso: il titanio, pur non essendo resistente come l’acciaio in termini assoluti, permette di ottenere telai molto più leggeri con prestazioni meccaniche simili, il che si traduce in una bicicletta più maneggevole e performante.
Per la realizzazione dei nostri telai utilizziamo una lega specifica, composta per il 3% da alluminio e per il 2,5% da vanadio. Questa combinazione non solo migliora la lavorabilità del titanio, ma ne aumenta anche la resistenza meccanica, rendendo il telaio più robusto senza compromettere la leggerezza. Anche se esistono altre leghe di titanio, come la 6Al-4V, che offrono una resistenza meccanica superiore, abbiamo scelto la 3Al-2.5V perché si presta meglio alla lavorazione a freddo, essendo più duttile e quindi più adatta alla produzione di tubazioni per biciclette.
Perché con Selk’nam Cycles hai scelto il cambio al mozzo Rohloff per la Xalpen, invece di optare per un tradizionale deragliatore? Quali vantaggi offre questo sistema in termini di manutenzione, prestazioni per il bikepacking e gli eventi gravel? E come si integra la cinghia Gates Carbon Drive nel design complessivo della bici, rispetto a una catena tradizionale?
La scelta del cambio Rohloff Speedhub, abbinato alla cinghia Gates Carbon Drive, nasce dall’esigenza di creare una bicicletta che fosse al contempo affidabile, duratura e richiedesse una manutenzione minima, tutte caratteristiche fondamentali per i ciclisti che affrontano lunghi viaggi o partecipano a eventi gravel.
Il Rohloff Speedhub è un sistema di trasmissione a 14 velocità interamente racchiuso all’interno del mozzo, che lavora a bagno d’olio in una tenuta stagna. Questo significa che è completamente protetto dagli agenti atmosferici, come acqua, fango, polvere e sabbia, problemi molto comuni nel bikepacking e nelle gare su terreni misti. A differenza dei deragliatori tradizionali, che sono esposti e possono facilmente subire danni da impatti o urti, il Rohloff è racchiuso e protetto dai raggi della ruota, il che lo rende molto più robusto.
Anche la cinghia Gates Carbon Drive ha contribuito in modo significativo al design complessivo della Xalpen. Rispetto a una catena tradizionale, la cinghia non necessita di lubrificazione, eliminando il rischio di contaminazione da sporcizia o fango. Questo rende la cinghia non solo più pulita, ma anche molto più facile da mantenere: basta sciacquarla con acqua, e se proprio si vuole essere meticolosi, con un po’ di sapone neutro. Se si vogliono preservare al meglio le sue prestazioni, è possibile applicare uno spray al silicone per massimizzare la repulsione di polvere e sporcizia.
In termini di manutenzione, il Rohloff richiede solo un cambio d’olio annuale o ogni 5.000 km, operazione che può essere svolta in autonomia in circa 20 minuti a un costo accessibile di circa 15 euro per il kit. Anche la cinghia Gates offre una durata straordinaria, con una vita utile che supera di due o tre volte quella di una catena tradizionale. Inoltre, il Rohloff Speedhub, grazie al suo design sigillato, è noto per la sua longevità: ci sono casi documentati di mozzi che hanno superato i 100.000 km senza necessità di interventi straordinari.
Un altro vantaggio cruciale di questa configurazione riguarda l’efficienza. Anche se il Rohloff aggiunge un po’ di peso al set-up complessivo, con circa 200 g in meno rispetto a un sistema Pinion al movimento centrale, offre una perdita di potenza alla ruota di appena il 5%, simile ai sistemi di trasmissione a catena più tradizionali, ma decisamente più efficiente rispetto ad altri cambi a ingranaggi interni (la fonte è Cycling About). Questo è un fattore determinante per chi cerca prestazioni elevate e durature su lunghe distanze.
Infine, la combinazione di Rohloff e Gates rende la Xalpen ideale per i ciclisti avventurosi che desiderano una bicicletta in grado di affrontare ogni tipo di terreno, riducendo al minimo la preoccupazione per la manutenzione e concentrandosi invece sul puro piacere della pedalata.
Parlando di prestazioni, sicuramente tutto l’assieme ha un peso maggiore di un set-up classico dato da catena/corona/pacco pignoni. Tuttavia, il solo mozzo Rohloff è comunque più leggero di circa 200g del suo concorrente al movimento centrare Pinion. Riguardo l’efficienza nella pedalata, la perdita di potenza alla ruota rispetto a quella impressa al pedale è stimata attorno al 5%. Molto meno di quanto sperimentalmente riscontrato per le unità Pinion (circa un 10%) e comunque in linea con le classiche trasmissioni a catena che, utilizzando incroci sempre più spinti con l’avvento del monocorona, pagano comunque circa il 5% di perdita di potenza.
Quanto è importante il comfort nella progettazione della Xalpen e come hai lavorato per ottimizzare la posizione di guida?
Quando ho progettato la Xalpen, il comfort del ciclista era uno degli aspetti principali su cui ho concentrato la mia attenzione. Pedalare per lunghe distanze richiede una posizione di guida che non affatichi eccessivamente il corpo, e ogni dettaglio del telaio è stato studiato per garantire una postura naturale e rilassata.
La geometria del telaio è stata pensata per distribuire il peso in modo equilibrato tra sella e manubrio, evitando che il ciclista debba gravare eccessivamente su schiena, spalle e polsi. Il reach è stato mantenuto piuttosto corto per consentire una posizione del busto più eretta, mentre lo stack è alto per migliorare l’appoggio delle mani e ridurre la tensione su spalle e collo. Inoltre, il manubrio Surly Moloko, con le sue molteplici prese e l’inclinazione ergonomica, offre al ciclista varie opzioni per cambiare la presa e ridurre lo stress sulle mani durante lunghi tragitti.
Il telaio in titanio gioca un ruolo fondamentale nel garantire comfort, grazie alla sua capacità di assorbire le vibrazioni del terreno. Rispetto all’acciaio, il titanio ha un modulo elastico più basso, il che significa che tende a “flettere” leggermente sotto stress, assorbendo gli urti senza trasferirli direttamente al ciclista.
Quali sono i vantaggi della lavorazione artigianale dei telai in titanio rispetto alla produzione di massa?
Ogni telaio Selk’nam è realizzato a mano, e questo aspetto ci distingue nettamente da una produzione industriale di massa. Il titanio richiede una lavorazione molto precisa e delicata, che può essere svolta solo da mani esperte. Ogni telaio viene saldato in atmosfera protetta, per evitare contaminazioni che potrebbero compromettere la qualità del materiale. Questo processo, seppur più lungo e costoso rispetto a una saldatura automatizzata, garantisce che ogni bicicletta sia realizzata con standard qualitativi altissimi.
Le saldature a vista sono uno dei segni distintivi delle biciclette in titanio Selk’nam. Ogni saldatura viene accuratamente levigata e ispezionata per assicurarsi che non vi siano imperfezioni. Non è solo una questione estetica: saldature ben fatte sono essenziali per garantire che il telaio sia robusto e duraturo, in grado di affrontare le sollecitazioni di un uso intenso su terreni accidentati.
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